Agevolazioni fiscali per i lavoratori che rientrano dall’estero

Agevolazioni fiscali per i lavoratori che rientrano dall’estero

Lavoratori italiani all’estero: la situazione

I dati raccolti dall’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) evidenziano come il numero di cittadini e lavoratori italiani emigrati sia cresciuto negli ultimi anni: nel 2020, anno dell’ultimo resoconto, le emigrazioni sono state 160.000, di cui il 75% ha riguardato cittadini italiani espatriati (si parla di circa 121.000 persone). Tra le mete di destinazione prescelte emergono il Regno Unito, la Germania, la Francia e la Spagna, oltre a Paesi extra-UE come il Brasile, gli Stati Uniti, l’Australia e il Canada.

Tra i principali motivi che hanno indotto tanti italiani a emigrare nell’ultimo decennio, vi sono le difficoltà riscontrate nel mercato del lavoro: i giovani talenti vedono all’estero maggiori opportunità di carriera e retribuzione, che non riescono invece a trovare nel Paese d’origine.

Per cercare di invertire questa tendenza, sono state introdotte diverse misure volte a favorire il rientro dei lavoratori, nel caso decidano di trasferirsi nuovamente In Italia e fissarvi la residenza fiscale.

Cosa si intende con “residenza fiscale”?

Il TUIR (Testo unico delle imposte sui redditi) considera residenti in Italia le persone fisiche che, per la maggior parte del periodo d’imposta, risultano iscritti alle anagrafi della popolazione residente o hanno nel territorio dello Stato domicilio (sede principale dei propri affari o interessi) o residenza (dimora abituale): è sufficiente che sussista anche solo una di queste due condizioni affinché il soggetto sia considerato residente in Italia ai fini fiscali.

Regimi di agevolazione fiscale previsti

Esistono due diversi regimi di incentivi fiscali per chi decide di fare ritorno in Italia dopo un periodo di lavoro o formazione all’estero:

  • Il “rientro dei cervelli”
  • I lavoratori impatriati

Queste due tipologie di agevolazione sono incompatibili tra loro e, in caso si possiedano i requisiti per godere di entrambe, si potrà scegliere liberamente a quale aderire. Anche i cittadini italiani non iscritti all’AIRE e rientrati in Italia a decorrere dal periodo d’imposta 2020 possono accedere a queste misure, a patto che fossero precedentemente residenti in un altro Stato.

Rientro dei cervelli

Il “Rientro dei cervelli” si pone l’obiettivo di favorire il trasferimento in Italia di persone altamente qualificate e specializzate e, di conseguenza, incentivare lo sviluppo culturale, scientifico e tecnologico del Paese.

Per quanto riguarda il rientro di docenti e ricercatori, è prevista la non imponibilità ai fini IRPEF del 90% del reddito di lavoro dipendente o autonomo.

Requisiti

  • Possesso di un titolo di studio universitario o equiparato;
  • Pregressa e continuata residenza all’estero;
  • Svolgimento all’estero di attività di ricerca o docenza documentata per almeno due anni continuativi;
  • Ritorno in Italia per svolgimento di docenza o ricerca;
  • Trasferimento della residenza fiscale in Italia.

L’agevolazione si applica a partire dal periodo d’imposta in cui si diventa residenti in Italia e per i 5 anni successivi. Questo periodo può essere esteso per un periodo ulteriore in alcuni casi specifici:

  • Per 8 anni se si ha un figlio minorenne a carico (anche in affido) o se si è proprietari di un’unità immobiliare residenziale in Italia acquisita dopo il trasferimento o nei 12 mesi antecedenti;
  • Per 11 anni se si hanno due figli minorenni a carico;
  • Per 13 anni se si hanno tre figli minorenni a carico.

Novità 2022

La Legge di Bilancio 2022 ha introdotto alcune novità su eventuali proroghe.

I docenti e i ricercatori iscritti all’AIRE che si siano trasferiti in Italia prima del 2020 e che al 31 dicembre 2019 risultassero beneficiari del regime agevolato, possono richiedere l’estensione della misura di altri 5 anni versando:

  • un importo del 10% dei redditi prodotti in Italia e oggetto di agevolazione relativi al periodo d’imposta precedente all’esercizio dell’opzione, in caso abbiano un figlio minorenne o siano divenuti proprietari di un’unità immobiliare in Italia nei 12 mesi precedenti al trasferimento o nel 18 mesi successivi;
  • un importo del 5% dei redditi summenzionati in caso abbiano almeno tre figli minorenni

Lavoratori impatriati

I lavoratori impatriati sono coloro che, dopo almeno 2 anni all’estero, trasferiscono nuovamente la propria residenza e attività lavorativa in Italia. A loro è rivolta un’agevolazione che permette la riduzione dell’imponibile fiscale ai fini IRPEF, che si applicherà al solo 30% del reddito (10% nel caso la residenza venga spostata in una regione del Sud).

Requisiti

I beneficiari della misura devono:

  • essere in possesso di una laurea e aver svolto un’attività di lavoro continuativa fuori dall’Italia per almeno 24 mesi o, in alternativa, aver svolto tale attività conseguendo nel mentre un titolo di laurea o una specializzazione post lauream;
  • trasferire la residenza in Italia e impegnarsi a mantenerla per un periodo minimo di 2 anni;
  • svolgere la propria attività lavorativa prevalentemente in territorio italiano.

L’agevolazione ha una validità di 5 anni e può essere estesa per altri 5 con detassazione al 50% per coloro che hanno un figlio minorenne a carico o sono divenuti proprietari di un’unità immobiliare dopo il trasferimento in Italia o nei 12 mesi antecedenti. La percentuale di tassazione dei redditi agevolabili prodotti in Italia negli ulteriori cinque periodi d’imposta si riduce al 10% se il lavoratore ha almeno tre figli minorenni o a carico o se trasferisce la propria residenza fiscale in una delle Regioni del Centro-Sud (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna o Sicilia).

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